Marco Gambassi

Studio delle stelle: Astronomia e Astrologia

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Conoscere le stelle

 

Studio Astronomico e Astrologico

 

1° Premio Concorso Nazionale “SERENA FOGLIA 2000” per uno studio inedito sull'astrologia.

Questo saggio si propone come studio originale per chi intenda allargare le conoscenze del cielo oltre i pianeti e le stelle principali.
Offre preziosi strumenti astronomici per identificare e osservare le stelle, oltre alla loro analisi etimologica, mitologica e simbolica.
Propone le risultanze di anni di ricerca astrologica, attraverso schemi facilmente comprensibili ed esemplificativi sui rapporti tra stelle e pianeti e tra stelle e case celesti. Non manca un’ampia casistica di cieli natali di personaggi famosi, arricchiti dagli aspetti dei pianeti con le stelle “fisse”.
L’appendice consente un’agile consultazione delle coordinate celesti, dei nomi e delle caratteristiche delle stelle più luminose.

Ed. Federico Capone
Via Morazzone n° 16 - 10132 Torino

Formato 15 x 21, Pagine 376 – Euro 25

 

Leggi un passo del libro...

[ Conoscere le Stelle ]
“La ciencia del silencio frente al cielo estrellado,
la posee la flor y el insecto no màs.”

Federico Garcia Lorca, da Los alamos de plata

 

Presentazione (di Grazia Mirti Torino, 28 novembre 2002)
Uno dei rimproveri che la cultura ufficiale rivolge agli studiosi di astrologia è di non osservare a sufficienza quel Cielo che prendono come punto di riferimento per le loro analisi: vengono spesso considerati poco colti e raffinati, in certi casi primitivi.
Una ragione in più per colmare le lacune, indagare ed evolvere lungo il cammino della Conoscenza. Al giorno d’oggi difficilmente Astronomia e Astrologia camminano sottobraccio, la separazione è sempre più netta.
Il ricordo del tempo in cui nel Quadrivium (il secondo e più impegnativo percorso universitario) gli studenti studiavano congiuntamente Astronomia e Astrologia è sempre più lontano e sfocato.

Distinguere Segni e Costellazioni e abituare l’orecchio ai nomi curiosi di stelle dal passato illustre fa parte dei doveri irrinunciabili di chi si inoltra nel cammino astrologico e ne ha superato i primi concetti mantenendo integra la passione. Confesso che mi piace molto condurre per mano i principianti e informarli su quali sono le Stelle Regali, e dove si trovano, raccontando loro vicende leggendarie sulla Precessione degli Equinozi e il ruotare vorticoso dell’asse del mulino celeste, come ci ricorda magistralmente Giorgio de Santillana.

Non ci sono molti testi capaci di accompagnarci in questa ricerca tra Regulus e Aldebaran, la fatidica Algol e la temibile Antares, passando per la luminosa Sirio… i testi di Astronomia si limitano ad elencare nomi di stelle, la loro magnitudine e fredde nozioni tecniche, non di rado utilizzando le moderne denominazioni di Alfa, Beta, Gamma per ogni stella: chi ama il Cielo se ne sente stringere il cuore.

Di qui nasce il mio apprezzamento per un poeta astronomo - astrologo come il fiorentino Marco Gambassi, cui la giuria del premio nazionale Serena Foglia ha attribuito all’unanimità il riconoscimento di maggiore prestigio per l’anno 2000. Marco non è nuovo a ricevere plausi e apprezzamenti per la sua attività di attento ricercatore e scrittore, in Italia e all’estero.
Questo saggio sulle stelle merita tutta la nostra attenzione, perché ci accompagna per mano in una seria e completa crociera celestiale. Dapprima diretta a visitare i segni zodiacali, e più tardi nelle costellazioni, per proseguire con le stelle che compaiono nella Carta del Cielo di ciascuno di noi.
Approfondendo argomenti particolari come gli aspetti tra stelle, presentando un dettagliato atlante stellare, e suggerendo come utilizzare questi piccoli soli che solcano il nero velo della notte nella pratica astrologica. Argomento quest’ultimo assai poco chiaro se si vogliono approfondire testi antichi e/o recenti.

La pubblicazione di quest’opera, che non dovrebbe mai mancare nella biblioteca di un astrologo che si rispetti, era nei progetti dell’editore Federico Capone, caro amico scomparso nel 2001. Sono lieta che essa veda ora la luce e ne raccomando la lettura a quanti desiderano approfondire le loro conoscenze in campo astrologico. Non solo come testo di studio, ma anche di consultazione nel momento in cui si desidera andare a fondo nell’interpretazione dei simboli astrologici di Carte del Cielo che ci stanno particolarmente a cuore.

Propongo che questo volume sia adottato come testo nell’insegnamento dell’Astrologia e consigliato a chi desidera affrontare l’esame per l’Albo Professionale degli Astrologi patrocinato dal CIDA, come strumento di approfondimento e di ricerca. Concordando dal profondo del cuore con Sidney Philip, poeta del Rinascimento elisabettiano inglese, che scrive nel suo sonetto ‘A Stella’:

‘ Sebbene gli ingegni meschini osino disprezzare l’Astrologia
E sciocchi pensino che quei lumi di purissima luce
Non per altra ragione siano stati creati
Se non per punteggiare di lustrini il nero velo della notte
Io so per quanto mi riguarda che la natura è avveduta
E a grandi cause corrispondono grandi effetti’

(la citazione poetica è tratta da F. Yates, L’Arte della Memoria’, Torino, 1966, pag.263.)

 

Introduzione
Possiamo leggere il cielo con lo sguardo di chi ha imparato molte cose e percorso molte strade. Con gli occhi di un saggio o con quelli di un uomo pieno di sé, arricchito da molti studi. E possiamo leggerlo con lo sguardo di un bambino.
Mi diceva un amico che, se un ingegnere e un poeta dovessero descrivere il mondo, lo farebbero in modi molto diversi. Ma dai loro racconti scopriremmo che il mondo, o il cielo, è rotondo e possiamo vederlo da una parte oppure dall’altra, ed è sempre lo stesso, con i suoi vari volti e le innumerevoli strade.
E’ lo stesso cielo guardato con interesse dal contadino o dallo scienziato, dal sognatore o dal viaggiatore, dall’innamorato o dall’esule o dall’astrofilo. Ognuno in modi diversi vi cerca un consiglio o una guida per il suo studio e la sua via.
In certi momenti ho pensato che la luce delle stelle fosse particolarmente amica, anche perché viene quando altre luci e fonti di calore se ne vanno. Un po’ per volta, ho iniziato a osservare e studiare le stelle e il loro linguaggio universale. Con questo libro presento alcuni risultati dei miei studi.

 

… dediche e ringraziamenti

Pubblicando questo lavoro ricordo con affetto Federico Capone, fondatore del Centro Italiano di Astrologia nonché editore di tanti testi sulla materia; che un giorno mi propose la pubblicazione di un piccolo testo sui fondamenti astronomici dell’oroscopo e mi incitò costantemente alla sua realizzazione. Su quello slancio scrissi anche questo libro sulle stelle.

Di Federico Capone ricordo la simpatia e la schiettezza, la fedeltà alla parola data, lo spirito critico anche nei confronti del conformismo astrologico, e anche concretezza e generosità. Dopo la sua scomparsa mi è certo mancato, per la sua persona e per la spinta che mi dava.
In seguito la moglie e le figlie hanno coraggiosamente deciso di portare avanti l’attività editrice di Federico, accettando di promuovere la pubblicazione di questo libro, della qual cosa mi felicito e ringrazio con affetto Bianca Capone e le figlie Chiara e Daria.

Desidero inoltre ringraziare Serena Foglia per l’istituzione del Premio a lei intestato, destinato ad un lavoro di ricerca astrologica; la Giuria del Premio, il Centro Italiano d’Astrologia e il suo presidente Dante Valente, per avermi attribuito il Primo Premio nella I edizione del Concorso (2000), contribuendo così, anche con un aiuto economico, alla pubblicazione di questo volume; Nabil Zeddin, per il lavoro d’interpretazione dei nomi arabi delle stelle; Enrico Ruscalla e Grazia Bordoni, per i loro dati sui cieli di nascita di personaggi storici; e Grazia Mirti, valorosa astrologa, insegnante e studiosa del simbolismo stellare, per l’incoraggiamento e la presentazione gentilmente apposta a questo volume.
Infine ringrazio mia moglie Rocca e mia figlia Rubì, dono del cielo, per il valido affettuoso aiuto e la preziosa presenza.

Firenze, 19 marzo 2003; Marco Gambassi

 

PARTE I
STELLE E ZODIACI

“Le stelle, pressate a lungo in cieche tenebre, cominciarono a scintillare e palpitare in tutto il cielo.”

Publio Ovidio Nasone, Le metamorfosi

 

La voce delle Stelle
E in che termini possiamo parlare di influssi delle stelle, o di energie astrologiche?
Credo che dobbiamo uscire da una visione meccanicista, che vuole misteriose azioni a distanza muovere i fili della storia umana; o che, all’opposto, vuole che sia vero soltanto ciò che è osservabile e dimostrabile fisicamente.
Le stelle non sono i volti di un cieco destino. Sono le luci della nostra libertà. Non nemiche ma garanti di vita, libertà e conoscenza.

A questo riguardo, ho sentito alcuni appassionati di astronomia negare ogni rapporto degli astri con l’uomo e con la storia, perché la forza gravitazionale che essi esercitano sulla terra sarebbe irrisoria.
Secondo me, se si può parlare di energia astrologica, questa attiene alla forza del linguaggio del cielo e dei suoi astri. Ogni linguaggio, anche quello umano, ha una sua forza, che non è quella bruta né quella gravitazionale: pensiamo alla forza della comunicazione affettiva, verbale o non verbale.

Comunicare simpatia e amore (o al contrario antipatia e odio) può avere effetti notevoli e profondi, anche se non sempre appariscenti, sulla dinamica della vita umana, e non si tratta di una forza meccanicista. Se il linguaggio umano ha tanta forza, perché non dovrebbe averne il linguaggio delle luci celesti?
La caratteristica del linguaggio delle stelle è di essere universale, cioè rivolto a tutti, di ogni genere e specie.

Non è cieco determinismo, insomma, ma è logos, voce, discorso intellettivo e affettivo che lega a vicenda l’uomo e le stelle. E astrologia viene da “astron”, (astro, stella o pianeta), e “logos” (scienza, ragione, voce, linguaggio): è ciò che si narra o si legge sulle stelle, e ciò che le stelle ‘dicono’. In ogni linguaggio c’è una ragione. Ogni mito e poesia ha la sua scienza. L’astrologia: mi piace pensarla come il linguaggio degli astri, la loro voce da spazi e tempi interminabili.

 

Il nome delle Stelle
Un capitolo notevole è quello del nome delle stelle. Un modo di definirle è di usare una lettera greca seguita dal nome latino della costellazione dove la stella si trova. L’ordine delle lettere greche, che partono da alfa, è quello delle luminosità delle stelle. La stella più luminosa di una costellazione è detta la sua “lucida” e si definisce di solito con la lettera a.
Ad esempio la stella Spica è anche detta a Virginis perché appartiene alla Vergine ed è la più luminosa (alfa) della costellazione. Ma vi sono anche eccezioni a questa regola e non sempre la lettera alfa corrisponde alla stella più luminosa.

Ci sono poi i nomi propri. Dare un nome a una stella (o ad un altro corpo celeste) è già una prima descrizione della stessa e un’interpretazione della sua luce o energia simbolica. Va considerato che questi nomi possono essere più d’uno per una certa stella, e che ci sono tanti astri che non hanno alcun nome, a parte numeri e lettere greche. Nel nome c’è tutto un carattere, c’è tutto un mondo.

A questo proposito si può fare una bella ricerca storica e filologica. Alcuni nomi vengono dal greco o dal latino, o da altre lingue antiche e moderne.
La maggior parte dei nomi attuali delle stelle viene dall’arabo, perché si deve agli arabi la rinascita scientifica e astrologica che seguì la decadenza dell’impero romano, e la traduzione di molti testi antichi.
La stessa lingua araba riflette un certo interesse per il cielo: vi sono infatti 28 lettere, di cui 14 sono definite “solari” e 14 “lunari”.
Inoltre, nella letteratura astrologica, le lettere arabe vengono associate ai 4 elementi. Così vi sono 7 lettere di fuoco, elemento di durezza e calore; 7 di terra, elemento di durezza e freddezza; 7 di aria (umidità e calore) e 7 di acqua (umidità e freddezza).

Tornando alle stelle, a nomi diversi provenienti da lingue diverse corrispondono diverse e lontane culture e visioni astrofilosofiche.
E’ logico che i nomi greci o romani rispecchino i miti greci e romani.
I nomi arabi riprendono in certi casi le antiche tradizioni del mondo ellenistico, in altri casi lasciano trapelare nuove visioni del cielo e delle sue costellazioni. Se le leggende greche sono ben note agli europei e sono state tramandate anche dai grandi della civiltà cristiana come Dante, meno note sono le leggende arabe. Un amico mi raccontò di crociati che occuparono Bagdad e fecero dei libri arabi un ponte sul fiume Tigri… forse si tratta solo di una leggenda, che pure riflette qualcosa di vero.

Ma in certi casi i nomi arabi possono riferirsi a episodi del Corano oppure della Bibbia, e questo filo di conoscenza è noto anche agli europei. Pur non essendo un esperto in materia, ho fatto qualche modesta ricerca sui nomi arabi, e in qualche caso ho tratto deduzioni o ipotesi che mi hanno permesso nuove letture del nome e del carattere dell’astro.
Insomma, nel cielo stellato si rispecchiano e si compongono svariate culture, filosofie e religioni. Dove, se non tra i sentieri di stelle del cielo, l’umanità può trovare una comune appartenenza, e imparare il rispetto di ogni diversità?

 

L'osservazione del Cielo:
Astro, Asterismo, Costellazione, Segno

Non c’è stata forse alcuna civiltà che non abbia avuto una sua scienza delle stelle. Dalle stelle nasceva lo stesso senso dello spazio e dell’orientamento. Pare ad esempio che gli abitanti della Polinesia si lasciassero guidare, nei loro viaggi per mare, dagli azimut delle stelle sorgenti o cadenti.

Nella storia a noi più vicina, osservando il cielo l’uomo pervenne a diversi e progressivi gradi di pensiero e d’astrazione. Gli anelli di questa catena conoscitiva potrebbero essere stati i seguenti: astro, asterismo, costellazione, segno.

L’astro è una luce celeste, stellare o planetaria. Il pianeta (voce che deriva dal greco e significa ‘errante’, ‘vagabondo’) fu visto come stella mobile tra altre apparentemente immote.
Le stelle dette ‘fisse’ erano invece ideali ‘capitelli’ della volta celeste, e annunciavano con il loro sorgere (levata eliaca) eventi stagionali e festività annuali. Luci celesti eccezionali, come quella di Betlemme, o comete o ‘stelle nuove’, si associavano a eventi eccezionali. La luce di una stella rappresentava così un luogo del cielo e un tempo dell’anno o della storia.

Si poteva inoltre osservare come le stelle, per la stessa relativa fissità che le contraddistingue, fossero sempre nella medesima compagnia.
Diverse luci vicine erano idealmente associate a costituire un asterismo (o una mansione lunare), cioè un gruppo di astri avente forme e caratteri vari, ma generalmente occupante una regione di cielo piuttosto ristretta, approssimativamente quella che la Luna percorre in un giorno.

La nozione di costellazione appartiene ad una successiva elaborazione del pensiero e del calendario. La costellazione, che può comprendere uno o più asterismi, è un insieme di stelle che solitamente si dispiega per una regione di cielo di estensione maggiore e per lo più equivalente a quella attraversata dal Sole in un mese.
E rappresenta di solito un animale o un personaggio leggendario, presupponendo sia un organizzazione del tempo e del calendario annuale, sia una struttura di pensiero mitologico e/o religioso.

Per successivi gradi di astrazione il pensiero antico pervenne all’enucleazione di simboli celesti, i segni, ormai distinti dalle realtà astronomiche stellari dalle quali avevano avuto origine. Per segno s’intende un simbolo, un’immagine o un’idea nata da un disegno stellato (costellazione), ma divenutane indipendente col trascorrere delle epoche (e/o con la lenta precessione degli equinozi).

Se la costellazione è un’immagine spaziale osservabile nella sfera celeste, il segno è una pura immagine del tempo. Infatti un segno si associa a una certa stagione dell’anno, a prescindere dal disegno stellato che si trova coperto dal Sole in quella stagione.
Forse conoscere i volti del tempo permetteva all’uomo antico di affrontarlo in modo giusto. Perché l’inverno inizia con il volto del Capricorno? Il capro, avente la coda di pesce in acqua e gli zoccoli anteriori aggrappati alla terra, è un’immagine di salvazione di fronte al diluvio e/o all’inclemenza del tempo. E il carattere sobrio e laborioso attribuito al Capricorno si attaglia a chi deve, in una società primitiva, affrontare l’inverno e misurare provviste e consumi con una certa severità, perché la trasgressione mette a repentaglio le risorse di sopravvivenza della comunità.
Insomma le immagini e i caratteri dei segni descrivono il tempo, inteso come stagione, e ammaestrano l’uomo a fronteggiarlo praticamente e moralmente.

 

Le 'Mansioni' o stazioni Lunari
Sin dalle origini la Luna dovette rivelarsi, per così dire, la “luce simbolica del tempo”.
Antichissime civiltà segnavano il tempo contando non gli anni ma le lunazioni, e prendendo nota dei cicli lunari del tempo: il ciclo di Saros e quello di Metone.
Il ciclo di Saros è di 18 anni e 11 giorni. Questo tempo comprende un numero intero di mesi sinodici o lunazioni (intervalli tra due lune nuove, equivalenti a 29,5306 giorni) e di mesi draconici (intervalli tra due passaggi della Luna su un suo nodo, equivalenti a 29,2122 giorni). Il ciclo di Saros è anche il tempo che intercorre tra due eclissi. Dopo 3 Saroi (54 anni e 32 giorni) l’eclissi si ripeterebbe nello stesso luogo.
Conosciuto questo ciclo i Caldei, astrologi della Mesopotamia, potevano prevedere le eclissi.

Il cammino celeste della Luna favoriva la più antica osservazione delle stelle. Il suo rapido tempo di rivoluzione consentiva osservazioni e misure a scadenze ravvicinate. Infatti il ‘mese siderale’, intervallo temporale tra due passaggi della Luna presso la stessa stella, equivale a soli 27,3 giorni.
Così furono individuate, in tempi lontani e da popoli diversi, 28 o in qualche caso 27 ‘stazioni lunari’ o ‘mansioni lunari’, vale a dire archi di cielo stellato che la Luna attraversa in circa 24 ore.

Queste stazioni, il cui studio precedette probabilmente quello delle costellazioni dello zodiaco solare, comprendevano un asterismo o un gruppo di stelle. Il nome arabo delle mansioni lunari era Al Manazil al Kamr, o semplicemente Al Manazil, che tra l’altro significa “la sosta di mezzogiorno del cammello e del cammelliere nel deserto”. Una mansione lunare era ad esempio costituita da Aldebaran e dalle Iadi, che oggi disegnano il muso del Toro. I manazil erano noti agli ebrei come mazzaloth.
Il nome indiano delle mansioni lunari era nakshatra.
Il nome cinese era hsiu.
Si è ipotizzato che i sistemi di mansioni e zodiaci lunari sopra citati (il cui studio dovette precedere quello degli zodiaci solari) potessero avere una comune origine mesopotamica.

 

Costellazioni
Anticamente per designare le costellazioni si usavano i nomi “sidus / sidera”, “astrum / astra” che significa anche stella/e, o “signum / signa”, che significa anche immagine/i o segno/i.
Oggi s’intende per costellazione una molteplicità di stelle occupanti una regione (più o meno ampia) di cielo e riunite dalla mente umana a formare una figura. Ad esempio l’Ariete o i Pesci, il Centauro o la Croce del Sud.

Le costellazioni sono insiemi ottici e simbolici, le cui stelle sono generalmente lontane l’una dall’altra e non hanno tra loro alcun rapporto fisico, se non l’appartenenza alla stessa galassia.
Nella sfera celeste ci sono 88 costellazioni, tra quelle antiche e quelle nuove dell’emisfero Sud, più recentemente battezzate. Tra tutte si distinguono le costellazioni che si trovano sul cammino del Sole e dei pianeti e formano lo zodiaco siderale (da distinguere dallo zodiaco tropicale, formato dai 12 segni).

Per asterismo s’intende un gruppo anche piccolo di stelle vicine: ad esempio gli Asinelli e la Mangiatoia all’interno della costellazione Cancer o le stelle della cintura di Orione, o quelle dell’arco del Sagittario.

 

I Segni Zodiacali
Sebbene ‘segni’ e ‘costellazioni’ possano nei testi classici, o nel dire comune, essere usati come sinonimi, ribadisco che oggi è necessario distinguerli per evitare confusioni.
Le costellazioni avevano e hanno ampiezze disuguali. Da ciò nacque l’esigenza di dividere il cielo in parti uguali. Se osserviamo il Sole dalla Terra, lo vediamo percorrere durante l’anno un sentiero che corre attraverso i campi stellati per tornare su se stesso. Questo sentiero, obliquo rispetto al piano equatoriale col quale forma un angolo di 23°27’, si dice eclittica perché è l’insieme dei punti celesti dove si può osservare un’eclissi di Sole o di Luna.

L’eclittica fu suddivisa in 12 archi uguali di 30° ciascuna, oggi definiti come ‘segni’, i cui nomi ricalcano quelli delle costellazioni zodiacali Il punto d’inizio dei 12 segni dicesi ‘punto g ’ o ‘punto d’Ariete’ ed è il ‘nodo ascendente del Sole’, luogo in cui l’eclittica incontra l’Equatore celeste. Il punto d’Ariete si trova attualmente nella costellazione dei Pesci. (Aggiungo che, per estensione, ai 12 segni corrispondono dodici superfici o fusi della sfera celeste, ciascuno delimitato da due meridiani d’eclittica distanti 30°).
Ad ognuno dei segni così definiti corrisponde un preciso arco di stagione: ad esempio il transito del Sole nel segno Ariete coincide con l’inizio della primavera, il transito del Sole nel segno Cancro con la prima parte dell’estate, ecc..

I 12 segni formano lo zodiaco tropicale, così detto perché le cuspidi di Cancro e Capricorno stanno sui circoli tropicali celesti. Ogni segno si divide in tre decani e in trenta gradi, e si sposa ad uno dei 4 elementi della natura: fuoco, terra, aria e acqua. Così ogni stagione si scinde in una triplicità di segni e di elementi.

Nelle pagine seguenti adotterò questa convenzione: userò per le costellazioni i loro nomi latini, e per i segni farò ricorso ai loro simboli grafici, riportati qui di seguito.

 

Doppia appartenenza astrologica delle stelle
In conclusione, c’è per ogni astro osservabile almeno una doppia appartenenza astrologica: per esempio, la stella ‘Asinello Meridionale’, avvicinata dal Sole intorno al 31 luglio, si trova nella costellazione Cancer e nel segno del Leone.
La stella Denebola (Coda del Leone) appartiene a Leo ma anche al segno Vergine. Il discorso si potrebbe estendere alle stelle non zodiacali.
Ad esempio la stella Sirio appartiene alla costellazione ‘Canis Major’, eppure la sua luce si riflette nel segno del Cancro.
La stella Polare appartiene alla costellazione ‘Ursa Minor’, eppure dalla sua altezza proietta la sua luce nel segno Gemelli.

 

Moto Precessionario
Se l’appartenenza di una stella ad una costellazione è pressoché stabile, anche se non eterna, l’appartenenza di una stella ad un segno dello zodiaco tropicale muta sensibilmente nel tempo.
Come annotò Tolomeo, “dal confronto di tutte le stelle che ha esaminato, Ipparco dedusse che tutte sono dotate di un movimento simile, che si svolge secondo l’ordine dei segni zodiacali”…
In altre parole, ogni stella e ogni costellazione si muove lentamente attraverso i 12 segni percorrendo un grado ogni 71,66 anni e un segno ogni 2150 anni. Un giro completo richiederebbe circa 25 800 anni. Soltanto 2000 anni fa (circa) i segni erano in fase con le costellazioni.

In particolare, le stelle che si trovano nei 6 segni dal Capricorno ai Gemelli si muovono lentamente per circa 12 900 anni verso il Nord, quelle che si trovano nei 6 segni dal Cancro al Sagittario si muovono invece per altrettanto tempo verso il Sud. Quindi, per esempio, le stelle della costellazione Gemini, essendo entrate nel segno del Cancro, hanno un moto che tende lentamente verso il Sud.
Questo fenomeno scoperto da Ipparco di Nicea (II secolo a. C.) fu detto ‘precessione degli equinozi’ perché in effetti i due punti in cui il Sole tocca l’Equatore celeste (i due punti d’equinozio) si spostano rispetto alle stelle.